La stretta Ue sull’ambiente: nuovi reati e pene fino a 10 anni

4 Marzo 2024

La stretta dell’Unione Europea sull’ambiente si traduce in nuovi reati e pene fino a 10 anni, come stabilito dalla recente direttiva approvata definitivamente dal Parlamento. Questa direttiva, che dovrà essere recepita entro due anni, amplia la gamma di reati ambientali e sostituisce la direttiva precedente 2008/98/CE. Il suo obiettivo è contrastare la criminalità ambientale, considerata la quarta attività criminale più diffusa al mondo, insieme al traffico di droga, armi e tratta di esseri umani.

La nuova direttiva mira a rafforzare la protezione ambientale attraverso il diritto penale, introducendo nuovi reati e integrando quelli già esistenti. Tra le nuove ipotesi di reato vi sono il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, gravi violazioni della legislazione sulle sostanze chimiche e l’inquinamento causato dalle navi. Le pene per le persone fisiche e i rappresentanti legali delle imprese variano in base alla gravità del danno causato, con reclusione fino a 10 anni in caso di ecocidi.

Le imprese rischiano sanzioni pecuniarie fino al 5% del fatturato annuo mondiale o tra 24 e 40 milioni di euro, a seconda della natura del reato. La direttiva mira anche a migliorare l’efficacia delle indagini e delle azioni penali, definendo meglio i reati ambientali esistenti e introducendone di nuovi come l’elusione dell’obbligo di Valutazione d’Impatto Ambientale e la produzione illegale di gas serra.

Inoltre, la direttiva richiede una maggiore chiarezza nelle definizioni dei danni ambientali e punisce anche i comportamenti rischiosi che potrebbero causare danni futuri. La protezione dei whistleblower che segnalano reati ambientali è garantita secondo le disposizioni della direttiva 2019/1937/UE.

Gli Stati membri devono organizzare formazione specializzata per le forze dell’ordine, i giudici e i pubblici ministeri per contrastare la criminalità ambientale in modo efficace, mentre per le indagini transfrontaliere devono adottare strumenti investigativi armonizzati e cooperare attraverso Europol, Eurojust e Olaf.

FONTE: Il Sole 24ORE

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