La mappa del rischio fiscale biglietto da visita per le aziende

5 Aprile 2024

Il Collaborative Compliance come Marchio di Trasparenza verso l’Amministrazione Finanziaria e gli Altri Contribuenti

L’adesione al regime di adempimento collaborativo rappresenta un distintivo di trasparenza per le aziende, premiato dal fisco. L’attestazione di affidabilità e certezza fiscale sono le principali spinte verso la cooperative compliance, soprattutto per le grandi imprese, secondo quanto riportato dai protagonisti stessi. Per le multinazionali, questo regime risponde anche alle politiche di gruppo e può facilitare il percorso verso un bilancio di sostenibilità.

Al cuore dell’adempimento collaborativo sta il tax control framework, un sistema che include la rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale. Molti aziende valorizzano anche il rispetto degli adempimenti secondo la legge 231 e i modelli di reporting finanziario all’interno di questo framework. Tuttavia, l’integrazione dei principi di compliance doganale risulta più complessa.

Solitamente, il tax control framework è gestito internamente da un manager che riporta gerarchicamente a un tax director, con il supporto di un tax risk manager. Questo responsabile opera in modo esclusivo o in team ristretti e la sua indipendenza è garantita da chiari riferimenti gerarchici.

Queste sono solo alcune delle caratteristiche emerse dall’Osservatorio promosso da Protiviti in collaborazione con Afi, che mira a facilitare il confronto e la diffusione delle migliori pratiche. Secondo Protiviti, l’adesione all’adempimento collaborativo è attraente per le aziende, con un percorso mediamente durato circa un anno per chi ne è già parte.

L’istituto dell’adempimento collaborativo, istituito con il decreto legislativo 128/2015, è stato rivisitato con la riforma fiscale per potenziare il dialogo preventivo con i grandi contribuenti. Il decreto legislativo 221/2023 ha ampliato la platea dei contribuenti ammissibili a questo regime, aprendo la porta alle società con un fatturato superiore a 750.000 euro.

Per le nuove adesioni al regime, il tax control framework dovrà essere certificato da un avvocato o commercialista con specifica professionalità, anche in relazione alla sua conformità rispetto ai principi contabili. Le linee guida per la preparazione del tax control framework saranno definite dall’agenzia delle Entrate.

Il regime si caratterizza per il contraddittorio tra l’ufficio e il contribuente prima di formalizzare una risposta sfavorevole a un’istanza di interpello o di comunicare una posizione contraria a un rischio fiscale. Tranne nei casi di condotte fraudolente, al contribuente che comunica in modo trasparente e completo i rischi fiscali non sono applicate sanzioni amministrative.

FONTE: Il Sole 24ORE

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