Incentivi, Finanziamenti e Agevolazioni per le Imprese Culturali del Terzo Settore

28 Marzo 2024

La Legge sul Made in Italy (L. 206/2023) dà un nuovo impulso alle imprese culturali e creative (Icc), offrendo loro la possibilità di ottenere lo status di ente del Terzo settore. Questa legge, entrata in vigore l’11 gennaio scorso, segna un cambio di rotta rispetto alla precedente normativa, la quale, introdotta per la prima volta con la legge di bilancio 2018, non aveva trovato attuazione a causa della mancanza dei relativi decreti attuativi. Al contrario, la legge sul Made in Italy sembra promuovere attivamente le imprese culturali e creative, tanto che poco dopo la sua entrata in vigore sono stati istituiti tavoli istituzionali per definire le procedure per ottenere la qualifica di Icc e le condizioni per accedere ai finanziamenti per le realtà che la possiedono.

Ma cosa si intende esattamente per impresa culturale e creativa? Si tratta di una qualifica che può essere attribuita a qualsiasi ente, indipendentemente dalla sua forma giuridica (società, associazione o fondazione), a condizione che soddisfi determinati criteri. In particolare, l’ente può ottenere la qualifica di Icc se (i) svolge in modo stabile e continuativo attività in Italia o in un altro paese dell’Unione Europea; (ii) si dedica prevalentemente a attività come l’ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione e gestione di beni culturali e prodotti culturali; (iii) è soggetto passivo di imposta in Italia. Ciò significa che, salvo interpretazioni normative diverse, anche un’azienda straniera con una presenza stabile in Italia potrebbe ottenere la qualifica di Icc.

Dal punto di vista soggettivo, la novità più significativa è la possibilità di applicare le norme sulle imprese culturali e creative sia alle imprese sociali che agli enti del Terzo settore (Ets) che svolgono principalmente o esclusivamente attività imprenditoriale. Questa scelta è particolarmente ragionevole considerando che il Codice del Terzo settore (Cts) già include tra le attività di interesse generale quelle volte alla valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico, nonché all’organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale. In questo modo, un’impresa culturale e creativa che opta per l’iscrizione nel registro come Ets o impresa sociale riceverebbe riconoscimento non solo come attore economico, ma anche come promotore di iniziative culturali socialmente rilevanti. Inoltre, l’adozione della doppia qualifica (Icc-Ets) consentirebbe di accedere agli incentivi previsti dalla legge sul Made in Italy insieme a quelli già disponibili per le realtà del Terzo settore.

Le imprese culturali e creative possono beneficiare di premialità sotto forma di credito di imposta, pari al 30% dei costi sostenuti per lo sviluppo, la produzione e la promozione di prodotti/servizi culturali e creativi, e di contributi in conto capitale. Gli Ets, invece, possono accedere a risorse aggiuntive per la promozione e valorizzazione della cultura, come il contributo del 5xmille e le erogazioni liberali. Inoltre, gli Ets, comprese le imprese sociali, possono applicare l’imposta di registro in misura fissa per gli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà di beni immobili o costitutivi di diritti reali, e possono partecipare a procedure di amministrazione condivisa con la Pubblica Amministrazione per mettere in campo nuove sinergie nel campo della cultura.

FONTE: Il Sole 24ORE

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