Nuove sfide per l’industria 5.0
Automazione. Sulla scia di un’innovazione diffusa entrata da tempo nelle fabbriche, il sistema manifatturiero è chiamato a essere flessibile, resiliente e digitale. La sostenibilità non è più solo attenzione all’ambiente, conta anche la componente umana
Nel panorama del settore manifatturiero, è essenziale adottare una strategia proattiva che si allinei completamente con i principi dell’Industria 5.0, spostandosi dall’approccio basato sui volumi di produzione verso una prospettiva orientata al valore. Analizzare solamente i dati relativi agli ordini e al fatturato non fornisce più un quadro esaustivo della situazione del settore. Secondo Marco Vecchio, segretario generale di Anie automazione, questa prassi rischia di risultare ingannevole.
I dati confermano una situazione a due velocità per il mercato dell’automazione industriale nel 2023, con un primo semestre eccezionale caratterizzato da una crescita del 26% rispetto all’anno precedente, seguito da una seconda metà dell’anno che ha registrato un rallentamento progressivo, chiudendo con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Questi cambiamenti, spiega Vecchio, non sono da imputare a una diminuzione degli ordini, ma piuttosto a una variazione dei parametri a seguito di eventi esterni come la pandemia da COVID-19 e i conflitti globali, che hanno influenzato la struttura dei mercati e i costi delle materie prime ed energia.
Il 2024 ha iniziato su una linea simile al 2023 e potrebbe non concludersi positivamente, soprattutto a causa di un primo semestre negativo dovuto a un mercato stagnante e saturo. Le speranze sono ora riposte nel 2025, che potrebbe segnare una vera ripresa del mercato, ma con una nuova prospettiva.
Il Piano Transizione 5.0 e gli investimenti del Pnrr potrebbero determinare una nuova era per il settore manifatturiero, ma è fondamentale che le imprese si preparino adeguatamente per sfruttare appieno le risorse messe a disposizione. La “nuova industria” si basa su tre pilastri: sostenibilità, resilienza e servitizzazione, che la rendono più flessibile, adattabile e digitalizzata.
La sostenibilità non riguarda solo la riduzione dei consumi e la tutela dell’ambiente, ma anche l’attenzione alla dimensione umana, in un periodo caratterizzato da una forte sensibilità sociale. La servitizzazione si basa sull’idea che il valore nel settore manifatturiero derivi sempre meno dall’hardware e sempre più dai servizi e dalle soluzioni offerte insieme ai prodotti. La resilienza, d’altra parte, indica la capacità del settore di adattarsi ai cambiamenti strutturali in corso.
L’innovazione tecnologica, guidata dall’automazione avanzata, dalla robotica, dall’intelligenza artificiale e dall’utilizzo dei dati, è il motore di questi cambiamenti. Tuttavia, per sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale, sono necessari casi d’uso di riferimento nel settore manifatturiero e un’adeguata gestione dei dati.
In questo contesto in continua evoluzione, diventa sempre più importante rivedere ruoli e competenze umane, nonostante l’automazione. Pertanto, il re-skilling e l’upskilling delle figure professionali diventano cruciali per affrontare le sfide future. La formazione assume un ruolo strategico nel settore manifatturiero, considerando le molteplici sfide che si prospettano, tra cui produzioni più sostenibili, una transizione tecnologica agevole e una collaborazione più stretta tra uomo e macchina.
FONTE: Il Sole 24ORE